Visioni e ritratti di Toscana
Sala alta dell’Ateneo – Bergamo Alta – 2002
Una pittura tradizionale e insieme attualissima questa di Germano Paolini, che riscopre i valori di una tradizione pittorica di “genere” come è quella del paesaggio unendola suggestivamente ai tratti di una moderna visione lirica del mondo e delle cose. Dopo un magistrale ciclo di opere dedicate a Roma e uno ai panorami dell’arcipelago maltese, oggi Paolini dedica la sua attenzione alla Toscana e in particolare a quella incantata Maremma nella quale ha scelto di vivere ormai da diversi anni. Nel dipingere la natura, è come se applicasse al suo soggetto la misura del ritratto, vale a dire introducesse nell’economia del quadro lo sguardo contemplativo e indagatore del ritrattista mentre studia un volto, una postura, un’espressione per catturarne, o interpretarne, l’intima essenza. È, questa sua, una misura interiore del dipingere – oggi assai rara – che rimanda a una vera e propria filosofia della pittura, a una poetica del rappresentare capace di contestare ogni abituale punto di vista di “genere”, trasformando un panorama – colline, cespugli, fiumare, campi e fossi – in uno straniante fondale di teatro, in un palcoscenico di silenzi felpati, messo in scena come un immobile personaggio che si tenga in posa dinanzi all’artista per farsi ritrarre.
Giorgio Seveso